sabato 21 marzo 2020

A DIRO MORBO LIBERATUS POPULUS






Vorrei chiudere il libro di storia che sto leggendo e cambiare lettura ma, tutto ciò che sta accadendo in questo periodo nel mondo intero è realtà!  

È incredibile, sembra di vivere un periodo storico uscito dalle pagine di qualche vecchio libro che mai avrei pensato potesse ripresentarsi.

Si sta verificando una pandemia, forse non terribile come quella di peste del 1300 o come quella Manzoniana del 1600, ma talmente potente nella sua estrema invisibilità da fermare il mondo, il mondo dell’invincibile uomo del XXI secolo che possiede armi talmente potenti da farlo esplodere e cancellarlo dalla mappa dell’universo, ma disarmato di fronte ad un nemico tanto aggressivo quanto microscopico.

Eppure è così! Forse, anzi senza forse, c’era qualcosa da correggere, da modificare ed ora è arrivato il modo e soprattutto il momento di farlo. E che tutto ciò accada in periodo di Quaresima, ci invita a fermarci, guardare e magari tornare indietro per cercare di capire dove si è perso il sentiero, dove si è sbagliato il cammino.

La mania del potere, del successo, della forza, la mania dell’onnipotenza hanno annebbiato la mente dell’uomo. È già successo!
È tempo di ritrovare la fede in Dio, verso il sacro e soprattutto verso l’uomo e la terra che ci ospita.

Riscoprire i cinque imperativi primari:

1) crescete e moltiplicatevi, cioè amate la vita
2) custodite il giardino, cioè prendetevi cura della terra, del mondo
3) accettate un limite, cioè accettate di sbagliare, accettate anche l’imperfezione
4) fate festa, cioè rispettate il giorno festivo e fate qualcosa che vi fa stare bene
5) ed infine: fate qualcosa di buono cioè siate uomini di buona volontà.


I nostri padri, che già avevano subìto questa prova, hanno chiesto, ottenuto e ringraziato, lasciando segni tangibili sul territorio, innalzando cappelle, oratori e chiese a coloro i quali si erano rivolti per ottenere protezione: i Santi. Quei santi che da sempre sono invocati contro le epidemie, come San Rocco, San Sebastiano e, soprattutto qui nel Biellese alla Madonna di Oropa.


Santuario delle Piane di Viera


Chi ha percorso il Cammino della Gran Madre, ha potuto constatare quanti oratori, sempre costruiti ai limiti degli abitati (almeno in quei tempi), sono dedicati a San Rocco. 


Santuario della Novareia. San Rocco


Per citarne solo alcuni ad esempio, a Trivero, Guardabosone, Gattinara (demolito nel 1964 e sostituito con un pannello che ne mantiene la memoria) e a Lozzolo, tutti costruiti nel 1630 proprio durante l’epidemia di peste. 


Gattinara. Pannello ricordo Chiesa di San Rocco



Poi ancora a Forte, Masserano, Locato, Sordevolo e tanti altri ancora (ce ne sono una quindicina su tutto il cammino). Troviamo poi oratori e chiese dedicati a San Sebastiano a Roncole, ancora a Lozzolo, a Crevacuore e dove il solo Sebastiano non bastava, lo si accompagnava con Fabiano come a Cacciano, Bulliana, Sagliano e Pollone (San Fabiano e San Sebastiano sono potenti protettori contro la peste e le epidemie).

Postua, Oratorio San Sebastiano

                                                    
Edifici che essendo costruiti ai margini dell’abitato, vennero poi adibiti a lazzaretti nelle epidemie successive, come l’oratorio di San Giacomo a Sostegno, San Rocco a Sordevolo, San Sebastiano a Roncole ed altri ancora.

Lozzolo. Oratorio di San Rocco


Ed infine quante invocazioni di protezione si sono levate alla Grande Madre di Dio! Qui nel Biellese alla Vergine Nera di Oropa.

Il popolo biellese si rivolse a Lei fin dalla peste del 1522 e le donò poi in ringraziamento una tela dipinta da Bernardino Lanino che ancora oggi si può ammirare nelle sale del Museo del Tesoro del Santuario che rappresenta la Madonna in trono con Bambino e quattro santi (Rocco, Sebastiano, Andrea e Eusebio).

Oropa, museo del tesoro.
Quadro di Bernardino Lanino donato alla Madonna per la liberazione dalla peste (1522)


Fu durante la peste del 1599 che i biellesi emisero voto di ingrandire la vecchia chiesa e di salire in processione al santuario tutti gli anni in segno di ringraziamento, cosa che ancora tutt’oggi si perpetua.
Il flagello del 1630 immortalato anche dal Manzoni ne “I promessi sposi”, risparmiò la città di Biella. Fu donato alla Vergine Nera, come segno di gratitudine per lo scampato pericolo, uno splendido lampadario di argento sul quale si scrisse: “Alla Vergine Madre di Dio Oropense, preservatrice e patrona di Biella, la città intatta offre, anno 1632”.

Molte altre epidemie si sono verificate nel corso degli anni, non tutte passate senza danni, purtroppo, ma la fede del popolo biellese verso la sua Madonna Nera mai è venuta meno, anzi, ancora nel 1911 quando una epidemia di vaiolo nero imperversava e procurava diverse morti specialmente tra i bambini, la popolazione di due piccole località della Valsessera, Viera e Rivò, chiesero protezione alla Madonna di Oropa e la ottennero. Costruirono come ringraziamento il piccolo santuario alle Piane di Viera dove al suo esterno si può ancora oggi leggere la dedicazione

A DIRO MORBO LIBERATUS POPOLO VIAERAE-RIVO’ BEATE MARIAE VERGINI OROPAE DICABAT ANNO 1911”.

Questo santuario, l’ultimo cronologicamente costruito in suo onore, è oggi meta della prima tappa del Cammino della Gran Madre.



Invochiamo quindi anche noi oggi la sua protezione in questo tempo di coronavirus e come i nostri padri rivolgiamoci a Lei, riscopriamo il senso del Sacro e della preghiera, quella del cuore e dei passi, senza tante inutili meditazioni ma anche solo con una bella e semplice AVE MARIA.

Porteremo a Lei come ringraziamento, quando ci sarà possibile farlo, la fatica e la pena di questi giorni.

Quando tutto sarà passato, tanti saranno coloro che avranno voglia di salire al santuario di Oropa per ringraziare e implorare protezione alla Madonna Nera, magari percorrendo Il Cammino della Gran Madre. Sicuramente il pellegrinaggio più bello e completo per visitare tutti i luoghi in cui i nostri padri hanno costruito e dedicato un edificio sacro a tutti quei santi protettori delle epidemie, fino ad arrivare, come purificati, alla Soglia del suo Santuario. Attraversarla, dopo tutto quanto è successo non sarà più come prima.


Tonino